A seguito di un sondaggio condiviso con la nostra rete Linkedin circa le referenze che il candidato può chiedere sull’azienda per cui viene colloquiato, è emerso che una delle informazioni più richieste riguarda lo stile di leadership adotatto nel team.
Ma prima di indagare i singoli stili di leadership bisogna partire da una domanda di base: che cos’è la leadership? La leadership può essere definita come l’attitudine a motivare più individui al raggiungimento di un determinato obiettivo comune. Il vocabolario Treccani definisce la leadership come «funzione e attività di guida, sia con riferimento a individui o organi collegiali in quanto dirigano un gruppo o un’impresa, sia, in senso politico-sociale, con riferimento a un partito o a uno stato». Un buon leader deve avere la capacità di ascoltare e valorizzare ogni membro del team, oltre ad avere capacità direzionali ed essere orientato al raggiungimento degli obiettivi prefissati.
Ogni leader si approccia in modo differente al team che dirige e adotta uno stile diverso a seconda dell’organizzazione in cui è inserito. Nella seconda metà degli anni Novanta, Daniel Goleman, psicologo e scrittore statunitense, introduce il concetto dell’intelligenza emotiva come quella componente altamente determinante delle prestazioni di un leader. È la capacità di comprendere, utilizzare e gestire le emozioni in modo positivo, entrando in empatia con gli altri. Per Goleman, l’intelligenza emotiva è formata da cinque componenti fondamentali che possono essere migliorate con la pratica:
1 – Autoconsapevolezza
2 – Autoregolamentazione
3 – Motivazione
4 – Empatia
5 – Abilità sociali
Partendo dal concetto di intelligenza emotiva, all’inizio degli anni Duemila, Goleman teorizza sei stili di leadership differenti:
1 – Leader visionario: è quel leader che punta a creare una visione condivisa attraverso un trasporto emozionale dei membri del team dato da una motivazione in linea con la mission aziendale; punta a creare una “visione condivisa”. Rappresenta una guida a cui affidarsi quando insorgono grandi cambiamenti all’interno dell’organizzazione, crea stabilità creando un clima positivo.
2 – Leader coach: un leader che è di connettere gli obiettivi dell’azienda con i bisogni dei dipendenti. Come un coach, riconosce e sviluppa le potenzialità del singolo che, a lungo termine, si trasformeranno in competenze.
3 – Leader democratico: leader che è in grado di valorizzare i propri collaboratori; punta a coinvolgere tutti i membri del team attraverso l’ascolto e il confronto. Ispira fiducia e sicurezza ed è propenso a conoscere consigli e suggerimenti per migliorare il lavoro ma anche se stesso.
4 – Leader affiliativo: leader che mette in pratica un approccio che tende a prevenire ed evitare conflitti tra i singoli membri del team. Propenso alla condivisione dei sentimenti creando armonia generale. È orientato al rafforzamento della comunicazione per il raggiungimento degli obiettivi.
5 – Leader esigente: focalizzato al raggiungimento degli obiettivi con perfezione e rapidità. C’è poca empatia, con il rischio di provocare ansia e stress nei dipendenti, con un abbassamento della componente motivazionale se non ben integrata.
6 – Leader autoritario: orientato esclusivamente all’aumento del fatturato; manca completamente la componente empatica. Questo stile di leadership può suscitare grande insoddisfazione nei membri del team che sono viste solo come componenti dell’ingranaggio.