studio Cornerstone OnDemand e Idc
La digital transformation e è un processo ineluttabile ed irreversibile, e ne sono convinte (quasi) tutte le organizzazioni. La consapevolezza di dover affrontare nuove sfide – su tutte la gestione della complessità legata all’adozione delle tecnologie – si riflette nell’esigenza sempre più sentita di innovare prodotti, servizi e soprattutto processi, preservando l’identità e la sicurezza di dati, persone e sistemi.
Si parla per questo di una “nuova” cultura di fiducia interna da costruire, finalizzata alla creazione di una base digitale in grado di abilitare un approccio unificato alla gestione del rischio digitale e stimolare azioni coordinate tra le funzioni aziendali al fine di evitare «punti ciechi». E pericolosi. Il percorso che porta alla trasformazione digitale è farcito di ostacoli e non solo di natura tecnica, e quindi di barriere riconducibili all’automazione “forzata” di alcune componenti e che si traducono in possibili vulnerabilità e in superfici esposte agli attacchi dei cybercriminali di cui l’azienda non è a conoscenza e che non gestisce attivamente.
Secondo uno studio recente condotto a quattro mani da Cornerstone OnDemand e Idc su un campione di oltre 2mila fra responsabili Hr, It manager e manager di linea di aziende con oltre 500 dipendenti in 14 Paesi, c’è invece un ostacolo più importante (e imprevisto) che si frappone fra l’azienda (e i Chief information officer nello specifico) e il viaggio verso la digital transformation. Quale? La mancanza di vision da parte del top management.
Esiste, più precisamente, un disallineamento tra le figure apicali dell’organizzazione e il team It in fatto di strategia digitale e di velocità nel processo interno di innovazione tecnologica. I Cio europei, come si legge nella nota che accompagna la ricerca, sono generalmente concordi nel sostenere che il maggiore ostacolo alla trasformazione digitale sia quindi la resistenza culturale, mentre sono in disaccordo con gli altri executive sull’impatto dei sistemi informatici legacy, citando la mancanza di leadership (nel 29% dei casi) e la mancanza di innovazione interna (nel 28%) come problemi principali.
A differenza degli altri top manager aziendali, i Cio non considerano, comprensibilmente, la tecnologia e le infrastrutture informatiche esistenti come un grosso impedimento alla trasformazione digitale mentre sono di parere contrario una buona fetta degli altri top manager. Disallineamento di vedute, per l’appunto, che va risolto in tempi rapidi se, come ha osservato Geoffroy de Lestrange, Associate Director Product Marketing Emea di Cornerstone OnDemand, «l’azienda vuole che il processo di trasformazione digitale abbia successo. Non è raro avere una visione incompleta se i diversi dipartimenti non esprimono i loro punti di vista – ha aggiunto il manager – ma per rimanere sui binari giusti e trasformare davvero un’organizzazione, i responsabili di ogni dipartimento devono apportare la loro esperienza, definire la strategia generale e affrontare le sfide come un solo team».
Articolo di Gianni Rusconi