Rimettere in moto l’Italia? La bacchetta magica non ce l’ha nessuno. Si può tuttavia ragionare sulle caratteristiche della nostra economia e iniziare da qui per capire quali leve si possono muovere. «Bisogna partire da due considerazioni — suggerisce il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla —: il tessuto industriale italiano è fatto per oltre il 90% da piccole e medie imprese, molte eccellenti e con prodotti di grande qualità, che però faticano a crescere. E abbiamo un enorme capitale manageriale a disposizione che può aiutare queste imprese». Far incontrare questi due mondi, andando oltre le gelosie, il campanilismo e un retaggio culturale che storicamente ha frenato la crescita delle Pmi, è uno degli obiettivi di Federmanager.
L’osservatorio «4Manager»
«Far crescere le piccole e medie imprese — sottolinea il presidente — significa far ripartire l’economia —. In passato i nostri imprenditori hanno avuto grandi intuizioni sul prodotto, ma non hanno sviluppato una adeguata cultura finanziaria e oggi la maggior parte di loro non ha accesso al mercato e agli investitori». Un manager può aiutare questa svolta, che è obbligata: «I modelli di business stanno cambiando — avverte il presidente di Federmanager —. La digitalizzazione è una trasformazione necessaria per essere competitivi, che richiedere però competenze per gestirla». Competenze che le piccole imprese italiane, quasi sempre a matrice familiare, non hanno. Ma qualcosa sta cambiando. Federmanager, insieme a Confindustria, ha creato un osservatorio all’interno dell’associazione«4Manager», per individuare e analizzare i trend di mercato e comprendere meglio l’evoluzione delle competenze manageriali. «Dall’ultimo rilevamento — racconta Cuzzilla — risulta che oggi un’impresa su due ha capito l’importanza di inserire manager in azienda e conta di farlo nei prossimi tre anni per esigenze legate all’internazionalizzazione e alla digitalizzazione. Hanno capito che managerializzare un’impresa non significa consegnarla ad un altro, ma avere un aiuto per il cambiamento. Questo vale ancora di più nei casi di passaggio generazionale dove l’imprenditore capisce che è meglio far gestire la transizione a un manager».
Le competenze
Ma, aggiunge Cuzzilla «gli imprenditori evidenziano una certa difficoltà a trovare figure manageriali, è l’87% dei casi. Federmanager li aiuta in questa selezione» e, cosa altrettanto importante, li aiuta a orientarsi tra i bandi pubblici, molti dei quali riguardano materie come la competitività o la diffusione delle competenze manageriali. Se quasi il 90% delle imprese non riesce a trovare sul mercato le competenze adeguate «è necessario lavorare sia sulla domanda sia sull’offerta. L’impresa deve aver chiaro qual è il suo reale fabbisogno, altrimenti non ci sarà mai manager che tenga. Poi, lavorare sulla formazione dei manager, che deve essere continua, e sulle competenze: oggi le cosiddette “hard skills” (le competenze “tecniche”, la cassetta degli attrezzi) sono meno importanti rispetto alle “soft skills” che definiscono le caratteristiche individuali e interpersonali del manager — spiega il presidente di Federmanager —. La gestione dell’ambiente di lavoro, saper comunicare motivare i collaboratori è fondamentale». Sono gli stessi manager ad aver individuato questa carenza, emersa anche nelle interviste con gli imprenditori. «Quattro lavoratori su 10 sono troppo o troppo poco qualificati per il lavoro che fanno e 6 posti di lavoro altamente qualificati su 10 mostrano una carenza di competenze».
Piano Governance 2020
La difficoltà ad assumere manager nelle pmi è legata anche ai costi. Parliamo di imprese, spesso familiari, in cui molte volte l’imprenditore non si assegna uno stipendio. «Il carico fiscale sul lavoro oggi è tra più elevati d’Europa — sottolinea Cuzzilla — e per un piccolo imprenditore spesso assumere un manager è avvertito come un rischio finanziario. Il governo dovrebbe ragionare su un sistema di incentivi per agevolare l’assunzione di manager nelle pmi. Si tratta di fare politiche attive per il lavoro, ma sui lavoratori». Il governo dovrebbe anche mettere a frutto questo serbatoio manageriale, sfruttando le competenze di un potenziale esercito di «civil servant». «Abbiamo lanciato il Piano Governance 20-20 — spiega il presidente di Federmanager — e in occasione delle prossime nomine nelle aziende pubbliche e private vorremmo mettere a disposizione il nostro bacino di manager per la formazione dei consigli di amministrazione. Servono persone competenti. In gioco c’è il futuro del Paese».
Di Federico De Rosa per Corriere Economia