I giovani nati tra il 1995 e il 2012 entro cinque anni rappresenteranno circa un terzo dei lavoratori a livello mondiale
Da “Il sole 24 Ore” di Gianni Rusconi
Sono i giovani nati tra il 1995 e il 2012, formano una comunità di quasi due miliardi di persone ed entro il 2025 rappresenteranno circa un terzo dei lavoratori di tutto il mondo. Impossibile per le aziende, e per gli Hr manager in particolare, non porre attenzione al fenomeno della Generazione Z, alle abitudini digitali e alle esigenze di questa nuova categoria professionale che sarà la spina dorsale delle organizzazioni di domani. Come si può attrarre il loro talento al servizio della propria impresa?
È la domanda alla base di un recente studio internazionale condotto da Sodexo (multinazionale francese specializzata nel campo dei servizi di ristorazione per le imprese) che ha coinvolto diversi esperti in materia di lavoro e nuove generazioni e che ha partorito una serie di suggerimenti per le aziende al fine di integrare queste risorse nel miglior modo possibile. Senza correre il rischio di farsele scappare: l’ultima rilevazione dell’Istat sulle «migrazioni internazionali e interne della popolazione residente» ha infatti stimato come i giovani laureati italiani che nel 2017 hanno deciso di abbandonare il Paese per cercare nuove opportunità siano stati 28mila, a cui si sono aggiunti 33mila diplomati 25enni. Nel complesso, negli ultimi cinque anni, oltre 244mila giovani hanno deciso di cercare fortuna professionale altrove, e il 64% di questi con un titolo di studio medio-alto.
Fra gli ambiti su cui puntare per far esprimere compiutamente il potenziale dei nativi digitali c’è, in primis, l’investimento nelle nuove tecnologie. Un assunto, questo, provato da alcuni indicatori emersi da un’indagine a firma della Varkey Foundation di Londra, secondo cui l’84% degli esponenti della Generazione Z crede che il digitale possa contribuire a costruire un domani migliore. L’osservazione di una dei contributor dello studio di Sodexo, Claire Madden, ricercatrice ed autrice del best seller «Hello Gen Z: Engaging the Generation of Post-Millennials», spiega alcune delle ragioni che muovono i nativi digitali.
«Sono in cerca di livelli equamente elevati di affermazione e coinvolgimento nelle interazioni sul lavoro e si adattano facilmente al contesto lavorativo, senza paura di trasformazioni e transizioni. Hanno solo bisogno – ha aggiunto – di un ambiente in cui possano esprimere il loro potenziale e riuscire a portare innovazione». Da qui la necessità, per le aziende, di sviluppare iniziative di coaching per favorire il mix generazionale e di prestare maggiore attenzione all’equilibrio vita-lavoro, perché sono (anche) questi fattori chiave per attirare i nativi digitali.
L’ambizione della Generazione Z di lavorare e vivere a un ritmo veloce, senza trascurare però salute e benessere psicofisico, è una delle esigenze che le organizzazioni dovrebbero subito fare proprie e sostenere con decisione. Offrire benefit per spingere i dipendenti all’attività fisica, riducendo stress e monotonia, hanno maggiori possibilità di attrarre i nativi digitali. Favorire l’integrazione tra questi ultimi e i Millennials rappresenta un altro snodo fondamentale per le imprese, e lo dice convinto Ralph Moore, professore di economia alla McGill University di Montreal che ha evidenziato come il 77% degli appartenenti alla Generazione Z desideri ricevere consigli lavorativi da manager fra i 25 e i 40 anni piuttosto che da dirigenti ultracinquantenni. Il mix fra la disponibilità alla collaborazione dei Millennials e la mentalità orientata al successo dei nativi digitali, secondo lo studioso generazionale David Stillman (autore di «Gen Z @ Work»), è una sorta di strada maestra da seguire per il successo delle aziende del futuro.
Su quali iniziative deve quindi concentrarsi il management per conquistare il potenziale della Generazione Z? Si parte, secondo gli esperti, dal creare un ambiente lavorativo che favorisca lo «smart working» e l’integrazione delle nuove tecnologie assicura in tal senso una maggiore produttività ed aiuta a gestire le distrazioni. Se dare spazio a programmi di formazione in grado di aumentare le soft skills e le capacità trasversali della Generazione Z è il viatico per ottenere maggiore produttività dalle nuove leve, promuovere un migliore equilibrio vita-lavoro e instaurare un rapporto di fiducia reciproca tra i giovani e i loro responsabili sono passaggi altrettanto fondamentali per sviluppare un team performante.
E poi il tema, spesso bistrattato, della sostenibilità, a cui la Generazione Z presta invece molta attenzione, visto e considerato che per il 94% dei suoi esponenti è un aspetto prioritario nella scelta dell’azienda per cui lavorare. Per attirare un nuovo talento, insomma, occorre anche farsi promotori in prima persona di progetti di responsabilità sociale ed ambientale.