Per i professionisti di questo settore l’obiettivo è trovare un impiego in una grande azienda che offra formazione ed equilibrio tra lavoro e vita privata, senza scartare la possibilità di un trasferimento all’estero
Il quadro, letto attraverso gli indicatori percentuali che seguono, appare abbastanza delineato: sono in prevalenza uomini (nel 68% dei casi) e laureati (80%) e hanno un sogno nel cassetto, quello di trovare un impiego in una grande azienda in grado di offrire loro opportunità di formazione e un buon equilibrio fra lavoro e vita privata. E nessun problema, in due casi su tre, se tocca trasferirsi all’estero per realizzarlo.
Gli esperti con elevate competenze nel digitale e i professionisti con provate capacità in fatto di data mining, robotica, intelligenza artificiale, programmazione Web e sviluppo di applicazioni sono stati così fotografati dallo studio «Decoding Digital Talent» a firma di Boston Consulting Group, che ha analizzato e comparato le preferenze in tema di mobilità e lavoro espresse da circa 27mila talenti digitali di 180 Paesi.
La buona notizia che balza subito all’occhio leggendo la nota che accompagna la ricerca è la seguente: l’Italia si piazza al decimo posto fra le destinazioni più attraenti per i cosiddetti «digital experts», col 10% delle preferenze complessive. Davanti al nostro Paese svettano Stati Uniti (meta preferita nel 40% dei casi), Germania (31%), e Canada (27%) e a seguire Australia (24%), Regno Unito (24%), Svizzera (15%), Francia (15%), Spagna (12%) e Giappone (11%).
Se si considerano invece i profili non digitali, guadagniamo addirittura una posizione, salendo quindi al nono posto con l’11% delle preferenze, mentre fra le città più ambite non c’è gara: dietro le prime tre – Londra, New York e e Berlino (rispettivamente con il 24%, il 19% e il 18% dei voti) – per trovare una destinazione italiana bisogna scendere fino alla 28esima posizione, occupata da Roma.
Sfatando un luogo comune forse più mediatico che reale, le startup non sono in cima alle preferenze di impiego dei talenti digitali, che invece vorrebbero lavorare nelle grandi imprese in primis e poi come lavoratori in proprio o in una piccola o media azienda. I dieci fattori più rilevanti quando si tratta di scegliere il Paese in cui trasferirsi sono nell’ordine il buon equilibrio fra lavoro e vita privata, le opportunità di formazione, le possibilità di fare carriera, i buoni rapporti con i colleghi e con il proprio manager, lo stipendio, la stabilità finanziaria dell’azienda e per concludere la possibilità di svolgere un lavoro interessante e un ambiente professionale innovativo e creativo.
Un altro interessante parametro che si ricava dallo studio riguarda quindi la predilezione, per la maggioranza dei talenti digitali oggetto di indagine, a trasferirsi per lavoro in una regione o nazione vicine geograficamente o culturalmente. Sette dei dieci Paesi più ambiti dai professionisti europei fanno parte infatti del Vecchio Continente, mentre per quelli dell’America e America Latina le mete più attraenti sono Stati Uniti, Canada, Argentina, Brasile e la Spagna (dove si parla la stessa lingua); allo stesso modo, almeno la metà delle destinazioni più interessanti per i talenti della zona Asia-Pacifico si trovano nella stessa area, e quindi Australia, Giappone, Singapore, Malesia e Corea del Sud. Nomadi digitali ma non troppo, viene quindi da osservare.
Se guardiamo infine al livello di preparazione conseguito, circa l’80% dei talenti digitali possono esibire una laurea o un titolo di studio superiore, mentre si ferma al 67% la percentuale con identico curriculum scolastico dei non esperti digitali. Le competenze più diffuse sono quelle di data mining, che interessano ben il 36% del campione, seguite da programmazione e sviluppo Web (28%), applicazioni mobile (25%) e digital marketing (25%). Intelligenza artificiale e machine learning, per il momento, non vanno oltre il 14%.
BCG DECODING DIGITAL TALENT di Gianni Rusconi