Nelle grandi aziende il modello dello smart working è consolidato e si pensa già ad una sua possibile evoluzione
Secondo stime recenti dell’Osservatorio Smart Working presentati lo scorso 30 ottobre 2019 in occasione del convegno “Smart Working davvero: la flessibilità non basta”, in Italia, il numero dei “lavoratori agili” ammonterebbe a 570mila unità, il 20% in più rispetto l’anno precedente.
Durante l’evento è stato evidenziato che la flessibilità non basta. Questo non significa solamente non averne abbastanza, ma che fermarsi al raggiungimento di questo importante obiettivo, seppure sempre più diffuso, è riduttivo.
Le buone pratiche prese ad esempio dimostrano, infatti, che, nelle fasi iniziali di adozione del lavoro agile si ha un grande beneficio nel trasformare i dipendenti in lavoratori che godono di flessibilità e autonomia nella scelta dell’orario e del luogo di lavoro, grazie soprattutto all’impiego di strumenti digitali per lavorare in mobilità.
Con il consolidamento di questo nuovo modello si ha un’ulteriore evoluzione: il lavoratore può essere coinvolto nelle attività dell’organizzazione più nel profondo. In prospettiva, l’esperienza dello smart working rafforza le capacità di utilizzo del pensiero critico rendendo le persone non solo autonome, ma anche più ingaggiate. Da quanto emerge dal convegno, quindi, la vera frontiera del lavoro agile sarà promuovere il “full engagement” tramite la valorizzazione dei talenti e delle passioni di ciascun professionista dipendente.
Come è facile immaginare, nelle grandi imprese si rileva una forte crescita interna in termini di persone coinvolte e di maturità dell’iniziativa: se la popolazione aziendale mediamente coinvolta nell’iniziativa nel 2018 era il 32%, nel 2019 è il 48%.
La multinazionale energetica Eni è sicuramente tra i gruppi più virtuosi in tema di diffusione dello smart working a partire dallo sviluppo di un progetto pilota iniziato nel febbraio 2017. L’iniziativa prevedeva la possibilità ai neo-genitori di lavorare in mobilità fino ad un massimo di due giorni a settimana, estesa ad aprile 2018 anche a tre società controllate includendo nel piano persone con particolari patologie secondo una logica organizzativa e di welfare.
Anche grazie ai risultati positivi emersi nelle survey effettuate su lavoratori in Smart Working e rispettivi responsabili, dal 1 ottobre 2019 l’azienda ha aggiunto un ulteriore e importante step a questo percorso: l’estensione dello smart working ai lavoratori che operano negli uffici su tutto il territorio nazionale, e ai genitori con figli in condizioni di disabilità fino a due giorni a settimana.
Tra i benefici principali riscontrati dall’azienda: il rafforzamento del rapporto di fiducia azienda-lavoratore, il miglioramento dei livelli di produttività mediante la diligente collaborazione di tutti i lavoratori, maggiori vantaggi in termini di tempi e costi di mobilità, una generale mitigazione degli effetti negativi sull’ambiente dovuti al pendolarismo.
Infine, il modello di lavoro agile configurato dalla multinazionale energetica basato sulla fiducia, sulla tecnologia e sull’innovazione, è strettamente collegato al processo di trasformazione verso un modello di business sempre più sostenibile.
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