La tempesta del coronavirus spinge anche l’Italia, tra le economie più colpite dalla pandemia, a ripensare la settimana di lavoro di 40 ore.
La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo sta studiando una riduzione dell’orario, per evitare licenziamenti in massa, con l’ambizione di mantenere la parità di salario. E l’obiettivo di inserire la novità rivoluzionaria nel pacchetto lavoro già nel decreto di maggio. Una scommessa piuttosto costosa, visto che in Germania dove il Kurzarbeit (letteralmente «lavoro breve») in momenti di crisi è una prassi consolidata , che permette di evitare l’aumento indesiderato della disoccupazione, diminuendo l’impatto sociale delle recessioni. Ma viene usato abitualmente anche in Austria. Mai, però, a parità di salario. Vediamo come funziona il modello tedesco.
Innanzitutto il Kurzarbeit è una soluzione temporanea, che vale perciò per un periodo di tempo limitato, e può riguardare tutti o soltanto una parte dei lavoratori di un’azienda in difficoltà economica. A fronte di una prestazione di lavoro a tempo parziale, i dipendenti accettano la perdita di una quota di reddito, finanziato dallo Stato. Però è ammessa la possibilità di accordi a livello di contrattazione collettiva o di contratto di lavoro per aumentare l’indennità di lavoro a breve termine fino al 100% della perdita netta di guadagni . Invece di licenziare, in questo modo la società può mantenere dipendenti qualificati e formati e conservare il loro know-how aziendale.
I requisiti per applicarlo
Tra i requisiti richiesti dalla legge tedesca per chiedere l’accesso al Kurzarbeit per i dipendenti, l’azienda deve trovarsi in difficoltà economiche o affronta un evento inevitabile, ma tale evento deve essere imprevedibile e temporaneo, in modo che aziende decotte non ricorrano a questo strumento per continuare a operare senza prospettive di uscire dalla crisi.
Il datore di lavoro non può ordinare unilateralmente il Kurzarbeit, ma può fare ricorso a questo strumento soltanto se questo è stato concordato in un contratto collettivo, in un accordo aziendale o in un contratto individuale di lavoro. Nelle aziende dove è prevista la cosiddetta Mitbestimmung ( cogestione), la forma di governance più diffusa fra le aziende tedesche che permette la partecipazione dei lavoratori alle scelte aziendali), il Kurzarbeit è ammesso solo se è stato approvato dal comitato aziendale.
In Busta paga
Oltre ai salari ridotti o parzialmente ridotti a causa dell’assenza dal lavoro , il dipendente che fa il Kurzarbeit riceve un’indennità dall’Agenzia federale per l’impiego. L’indennità è pari al 60% della differenza netta della retribuzione del mese in cui il lavoro è stato interrotto o è stato effettuato il lavoro ridotto. Ai lavoratori che ricevono un assegno per figli a carico pari ad almeno lo 0,5 %, viene corrisposta un’aliquota maggiorata del 67 %, indipendentemente dal loro stato civile.
Alla fine di aprile 2020, in piena emergenza Covid-19, è stato deciso di aumentare temporaneamente le indennità di lavoro per il Kurzarbeit fino alla fine del 2020. A partire dal quarto mese, l’indennità salirà al 70% (77% con l’assegno per i figli) e dal settimo mese, all’80% (87% con l’assegno per i figli). Un aumento che ha un costo non da poco per le casse dello Stato, soprattutto per l’esplosione delle richieste. Secondo l’Agenzia federale dell’impiego a fine aprile avevano fatto richiesta di Kurzarbeit 10,1 milioni di lavoratori in Germania. Un numero senza precedenti», ha affermato il ministro dell’economia Peter Altmaier. Per capire la gravità della situazione basti pensare che il precedente record negativo era di 1,44 milioni di persone in Kurzarbeit e risale al maggio 2009, all’apice della crisi finanziaria.
da Corriere della sera di Giuliana Ferraino