Nonostante milioni di disoccupati, il 42 per cento delle offerte di lavoro è caduto nel vuoto. Molti americani che un salario basso oggi trovano più conveniente restare in disoccupazione: per gli economisti, però, si tornerà presto alla normalità
stati uniti
NEW YORK — Dai ristoranti di New York agli alberghi di Richmond, in Virginia, dalla Florida al Texas, il risveglio dell’America dalla semiparalisi di un anno di Covid è segnato ovunque da uno strano fenomeno: l’impossibilà di trovare lavoratori in un Paese ancora afflitto da una massiccia disoccupazione. Durante la prima ondata della pandemia, accompagnata da molti lockdown, gli Stati Uniti persero 22 milioni di posti d lavoro. Da allora ne sono stati recuperati 14 milioni ma ne mancano ancora all’appello almeno 8. Eppure tutto il mondo delle piccole imprese denuncia un’estrema difficoltà nel fare assunzioni: i problemi più gravi li hanno la ristorazione e gli alberghi, ma anche commercio e artigianato soffrono. La Federazione nazionale dei business indipendenti sostiene che a marzo il 42 per cento delle offerte di lavoro è caduto nel vuoto.
E non si tratta solo di imprese minori: anche le grandi catene della distribuzione sono a corto di personale. Ma hanno le spalle larghe e trovano il modo di sopperire: Amazon, Walmart, e i supermercati Target e Costco hanno già annunciato sensibili aumenti dei salari. Ma non è detto che basti pagare qualche dollaro in più: in Florida la catena McDonald’s è arrivata a offrire 50 dollari cash a chiunque si presenta ad un colloquio di lavoro. Blake Casper, proprietario del franchising col quale gestisce 60 ristoranti nella regione di Tampa, ha raccontato al sito Business Insider che spesso chi risponde si rende disponibile solo per un colloquio digitale e dopo, nove volte su dieci, sparisce.
Secondo i datori di lavoro molti accettano il colloquio solo perché, per poter incassare i sussidi di disoccupazione, devono dimostrare di essersi attivati per cercare lavoro. Questo ha fatto scattare l’accusa dei politici e dei mezzi d’informazone di destra alle politiche sociali di Biden: «Spende cifre inaudite in assistenza e crea disincentivi al lavoro». Tesi forzata ma non infondata: sommando ai 350-400 dollari settimanali dell’indennità di disoccupazione standard (varia da Stato a Stato) i 300 dollari settimanali del contributo federale straordinario anti-Covid (dovrebbe essere erogato fino a fine anno), molta gente che aveva un lavoro poco retribuito oggi trova più conveniente restare in disoccupazione e incassare quasi 3.000 dollari al mese che tornare al vecchio impiego.
Dunque la tesi non è infondata: ancora oggi, nonostante la forte ripresa, sono quasi 17 milioni gli americani che continuano a ricevere sussidi di disoccupazione. Ma è anche una tesi forzata perché ci sono altri fattori che tengono milioni di persone ancora lontani dal mercato del lavoro: secondo un sondaggio condotto a marzo, in America oggi ci sono 6,3 milioni di cittadini che non cercano lavoro perché bloccati a casa ad accudire figli piccoli che non vanno a scuola, mentre altri 4,1 milioni preferiscono ritardare la ripresa della loro attività per paura del contagio.
Ma c’è anche chi immagina altri scenari: americani ormai abituati a ricevere migliaia di dollari di sussidi (compresi quelli una tantum e i 300 dollari al mese per ogni figlio minorenne a carico) che faticano a tornare al lavoro. Anche perché un anno di pandemia ha prodotto mutazioni genetiche: molti ora vogliono lavorare in remoto, cosa evidentemente impossibile negli alberghi o nella ristorazione. C’è però anche un effetto positivo in termini di redistribuzione, in un Paese afflitto da una estrema polarizzazione dei redditi: se non avessero difficoltà ad assumere, tante grandi imprese non avrebbero concesso così facilmente aumenti salariali. Né si sarebbe creato un consenso ampio al progressivo aumento del salario minimo (da 7,25 a 15 dollari l’ora) proposto dai democratici.