Via libera della Camera alla riforma degli istituti tecnici superiori (Its) su cui il PNRR ha investito 1,5 miliardi di euro in 5 anni. Con un giorno di ritardo a causa dell’ostruzionismo messo in atto dalla Lega per rallentare i lavori dell’Aula in vista dell’arrivo dei dl cannabis e ius scholae, il Parlamento ha approvato con 387 voti favorevoli, 6 astenuti e nessun contrario questa riforma alla quale il premier Draghi aveva dedicato ampio spazio fin dal suo discorso di insediamento alla Camera quasi un anno e mezzo fa. Gli Its, da non confondere con gli Itis cioè con i normali istituti tecnici, sono dei percorsi di formazione professionale post-diploma di Maturità alternativi alla laurea vera e propria, incentrati su un sistema misto di lezioni in aula ma soprattutto stage in azienda. Nati una decina di anni fa, formano dei super periti richiestissimi dal mercato (il tasso di occupazione dei diplomati a un anno è dell’80 per cento), ma finora hanno avuto un impatto molto limitato (meno di 20 mila iscritti all’anno). Scopo dichiarato del provvedimento è di raddoppiare il numero di iscritti in 5 anni in modo da rimediare almeno in parte al disallineamento cronico fra domanda e offerta di lavoro, con un occhio di riguardo al sistema delle piccole e medie imprese. L’ambizione, tutta da verificare, è di riuscire in questo modo non solo a promuovere l’occupazione ma anche a «rafforzare lo sviluppo di un’economia ad alta intensità di conoscenza». «Con il via libera di Montecitorio è legge una delle riforme più importanti del Pnrr — ha scritto su Twitter il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi —. Definiamo un quadro solido e nazionale che rafforza la rete degli Its e amplia l’offerta formativa. E’ un passo avanti per il sistema di istruzione e per il nostro sviluppo industriale».
I contenuti della riforma
Con le norme approvate oggi gli Its cessano di essere una sperimentazione su base locale, diventando un sistema nazionale che deve rispondere a determinati requisiti di preparazione per gli studenti. Cambia il nome, non più solo ITS ma ITS Academy, e cambia il significato dell’acronimo ITS, non più istituti tecnici superiori ma istituti tecnologici superiori. Si arricchiscono i percorsi di studio con particolare attenzione a quelle che sono le «principali sfide e linee di sviluppo attuali (dalla transizione ecologica e digitale alle nuove tecnologie per il Made in Italy, dalla mobilità sostenibile alla competitività di settori come i beni artistici e culturali e il turismo). Cambia soprattutto la governance di queste fondazioni di cui per legge faranno parte almeno un istituto tecnico e una struttura di formazione regionale, una università o un’accademia, e una o più aziende, ma il cui baricentro ora più che mai si sposta dal lato delle imprese che partecipano anche economicamente al progetto e hanno diritto ad esprimere il presidente della fondazione stessa.
Percorso alternativo all’università
D’ora in poi i corsi degli Its dureranno quattro o sei semestri. Nel caso dei percorsi triennali – è questa una delle novità principali della riforma – il titolo di studio verrà equiparato a una laurea di primo livello. Nonostante la riforma preveda la possibilità di una specie di «passerella» per i diplomati ITS che volessero continuare gli studi in università con il riconoscimento di un certo numero di crediti, il percorso delle Academy sarà completamente diverso da quello delle università in quanto incentrato soprattutto sulla pratica, con rispettivamente 1.800 e 3.000 ore di tirocinio. Anche gli insegnanti saranno prevalentemente espressione del mondo dell’impresa (minimo 60 per cento dell’orario complessivo).
di Orsola Riva per Corriere della Sera